Obesità
L’Obesità è una alterazione metabolica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, di grado tale da determinare una compromissione dello stato di salute. L’orientamento comune è che al di sopra di un certo peso corporeo la si debba considerare una patologia cronica al pari del diabete e dell’ipertensione arteriosa.
È da anni dimostrato che i soggetti obesi hanno un’aspettativa di vita qualitativa e quantitativa ridotta e pertanto l’impegno degli operatori sanitari deve essere rivolto alla ricerca di risposte sempre più efficaci e stabili.
Spesso si associa ad un incremento annuale del rischio di mortalità, principalmente attraverso le complicanze emodinamiche e metaboliche che risultano circa 2,5 volte maggiore rispetto a quelle dei soggetti normopeso.
La prevalenza dell’obesità è in aumento in tutti i paesi occidentali, al punto da essere definita come una epidemia.
In USA contribuisce a 300.000 morti/anno, diventando in tal modo la 2° causa di morte dopo il fumo.
Nel paziente affetto da obesità patologica, poiché la terapia medica può risultare inefficace nel lungo termine, gli esperti del National Institute of Health concordano nel considerare che l’unica soluzione è quella di modificare gradualmente ma radicalmente lo stile di vita del soggetto.
Effetti dell’obesità addominale sull’organismo
L’adipocita in eccesso favorisce una serie di processi negativi sul sistema endocrino e sul metabolismo, che possono essere così riassunti:
- Si altera il normale meccanismo di controllo di assunzione di alimenti, mediato soprattutto dalla leptina. Questa sostanza non inibisce l’appetito come dovrebbe e quindi viene favorita l’assunzione ulteriore di alimenti, con costante peggioramento della situazione metabolica;
- Aumenta la produzione di acidi grassi liberi, che vengono prodotti dalle cellule adipose in eccesso. L’incremento di questi componenti lipidici nel sangue contribuisce ad aumentare i valori dei trigliceridi e di colesterolo LDL nel sangue con progressivo incremento del rischio cardiovascolare totale. Non solo. Gli acidi grassi liberi in eccesso si mettono in “concorrenza” con il glucosio e vengono utilizzati al suo posto dai muscoli, per cui si verifica un aumento della glicemia, cioè del glucosio nel sangue. L’aumento del glucosio nel sangue porta alla risposta da parte del pancreas, che aumenta la produzione di insulina. Non solo: in queste circostanze anche l’eliminazione dell’insulina in eccesso da parte del fegato non è efficace, per cui si verifica un aumento dell’insulina nel sangue in presenza di iperglicemia;
- L’eccesso di grasso favorisce l’ipertensione per aumento dell’effetto dell’adrenalina sui piccoli vasi, che quindi risultano più “stretti” (vasocostrizione), sia per l’aumento dell’attività del cortisolo mediata dalle cellule. Questo ormone dello stress incrementa infatti la sintesi di adrenalina;
- Agendo sul sistema renina angiotensina, che normalmente viene attivato solo in caso di necessità dopo cali pressori, l’eccesso di grasso favorisce l’aumento della pressione. Inoltre tende a diminuire l’eliminazione di sodio da parte dei reni con ulteriore incremento della pressione.
Calcolo del BMI
L’indice numerico più diffuso per individuare lo stato di obesità è il cosiddetto BMI (Body Mass Index), o Indice di Massa Corporea, che rapporta il peso corporeo, espresso in kg, alla superficie corporea espressa come altezza corporea in metri elevata al quadrato.
Il BMI ( o IMC = Indice di massa corporea), valore numerico ottenuto dal rapporto del peso espresso in Kg e l’altezza espressa in m al quadrato, è l’indicatore oggi più utilizzato nella valutazione clinica e nella classificazione del Sovrappeso e dell’Obesità.
Il BMI, nonostante sia un metodo di misurazione del grasso totale più accurato rispetto al peso corporeo considerato da solo, presenta dei limiti di cui bisogna tenere conto:
- Soggetti con statura inferiore ai 150 cm o superiore ai 200 cm presentano valori di BMI rispettivamente molto elevati o molto bassi, mentre non sono in sovrappeso e sottopeso.
Topeso | 18.5 |
Normopeso | da 18.5 a 24.9 |
Sovrapeso | da 25.0 a 29.9 |
Obesità di classe I (moderata) | da 30.0 a 34.9 |
Obesità di classe II | da 35.0 a 39.9 |
Obesità di classe III | >40 |
Diete inappropriate
Perché molte volte il fai da te o diete inappropriate non hanno successo:
Alcune volte l’abitudine ad eseguire delle diete da soli o escludere completamente degli alimenti dalla propria dieta non porta ad alcun beneficio anzi determina una resistenza al dimagrimento la quale è determinata da meccanismi biologici, psicologici e comportamentali messi in atto dall’organismo in risposta ad un improvviso e drastico calo dell’assunzione calorica.
Una prescrizione dietetica troppo rigida, infatti, determina un adattamento metabolico ovvero un abbassamento del valore del dispendio energetico iniziale di un valore pari al 20-25%.
In questo modo si assiste ad una perdita di peso iniziale che si arresterà quando l’apporto calorico della dieta pareggerà il dispendio energetico a riposo.
L’unico mezzo per dimagrire e continuare a perdere peso e’ la differenza tra quello che si consuma e quella che si introduce.
La massa adiposa viene metabolizzata per sopperire le calorie non assunte con la dieta.
Obesità infantile
L’Italia è ai primi posti in Europa per il numero di bambini in sovrappeso e i dati sono destinati a peggiorare in quanto in Europa il sovrappeso in età scolare cresce al ritmo di circa 400.000 casi l’anno.
Dal 30 al 60 % dei bambini obesi mantengono l’eccesso ponderale in età adulta e presentano, più frequentemente del previsto, alterazioni metaboliche e complicanze rispetto all’obesità che si manifesta in età adulta il quale avrà nella sua vita un maggior rischio di mortalità e morbidità .
Il bambino obeso può sviluppare un disagio psicologico che può contribuire all’instaurarsi di un Disturbo del Comportamento Alimentare (è stato stimato che in età pediatrica i D.C.A. siano presenti per il 3-5%), con una bassa autostima come stato dimostrato da recenti studi.
Le cause possono essere multifattoriali che chiama in causa alimentazione, sedentarietà, fattori genetici e fattori ambientali.
L’avere uno o entrambi i genitori obesi è il fattore di rischio più importante per la comparsa dell’obesità in un bambino. Studi su gemelli omozigoti e soggetti adottati, attraverso la correlazione del peso dei soggetti stessi e dei genitori adottivi e naturali, hanno dimostrato che il grado di ereditabilità del sovrappeso varia dal 60 al 70%; osservando le famiglie dei bambini obesi si è visto quindi che avere uno o entrambi i genitori obesi aumenta la probabilità di essere obesi. Ma anche i cambiamenti dello stile di vita dei bambini negli ultimi anni con riduzione delle attività fisica di tipo ricreativo e l’aumento dei giochi elettronici e dell’uso del computer ha favorito notevolmente l’instaurarsi della parologia
Un altro fattore da tenere in considerazione è la precocità dell’ “adiposiy rebound”: normalmente dopo l’età di un anno, i valori di IMC (Indice di Massa Corporea: peso in kg /altezza in m2) diminuiscono fino a raggiungere il valore minimo attorno ai 5-6 anni per poi riprendere ad aumentare. Un incremento dei valori di BMI prima dei 5 anni (adiposity rebound precoce) viene riconosciuto come un indicatore precoce di rischio di sviluppo di obesità.
Sindrome metabolica
La sindrome metabolica è un insieme di alterazioni del metabolismo glucidico (iperglicemia), lipidemico (ipertrigliceridemia e basso livello del colesterolo HDL) vascolare (ipertensione arteriosa) in presenza di un accumulo eccessivo di grasso viscerale (addominale, tra gli organi). Rappresenta il fattore di rischio più importante per le malattie cardiovascolari. Viene considerata una condizione preclinica e quindi un fattore di rischio e non una malattia.
Definizione di Sindrome Metabolica
Secondo Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)Alterata glicemia o insulino – resistenza + due dei seguenti criteri:
- Ipertensione arteriosa
PA ?160/90- Ipertrigliceridemia
? 150 mg/dl- Ridotto Colesterolo HDL
< 35 mg/dl, Maschi
< 39 mg/dl, Femmine- Obesità centrale
WHR >0.9, Maschi; > 0.85;
Femmine e/o BMI >30;- Microalbuminuria
U-AER >20?g/min o rapporto albumina/creatinina >20mg/g

Dott.ssa Etta Finocchiaro
Medico Chirurgo Specialista in Dietologia e Scienza dell’Alimentazione